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Il codice smarrito – Rompicapo

Episodio n. 10
I rompicapo di Emma la Pasticcera
di Lorenzo Pescini

Il codice smarrito – La strada dove si trova la pasticceria di Emma è ben frequentata. Ci sono banche, uffici, quartieri residenziali e diversi negozi. Tra quest’ultimi uno dei preferiti della nostra eroina è la Gioielleria Fiammellini, non tanto per la modesta oggettistica trattata, quanto piuttosto per il simpatico e strampalato soggetto che la gestisce. Il proprietario, Amintore, è infatti un ragazzone invecchiato, ben vestito, dall’aria assorta e serafica che va tutte le mattine a fare colazione da Emma con la quale, nel tempo, ha instaurato un rapporto di amicizia e cordialità.

Quella mattina però, stranamente, il gioielliere aveva il viso turbato. Gli occhi erano pesti, la barba sfatta, le mani tremanti.

“Che è successo Amintore? Qualche problema” disse Emma avvicinandosi.

“E’ successo un casino. Dopo tante incertezze avevo deciso di sostituire la vecchia ingombrante cassaforte con un nuovo modello. Ieri finalmente la ditta incaricata ha completato l’installazione. Era tardi ed io molto stanco…”

Il codice smarrito – Rompicapo

“…non mi dire che hai dimenticato la combinazione!” sussurrò sorridendo la pasticcera all’orecchio di lui.

“Sembra incredibile, ma più o meno è…così.” Amintore aveva quasi le lacrime agli occhi. Emma, comprendendo che non stava scherzando diventò immediatamente seria.

“Non hai trascritto da qualche parte la sequenza?”

“Sì su un foglietto ma l’ho lasciato nella camicia… che poi ieri sera, distrattamente, ho messo in lavatrice…E’ rimasto solo qualche frammento macerato di cellulosa…”. Il gioielliere sembrava ipnotizzato e nel suo sguardo si riscontrava tutta la sua profonda frustrazione.

“Dai non ti abbattere, amico mio. Prova a spiegarmi come era composto. Magari ti posso aiutare”. La voce di Emma si fece dolce mentre la sua logica si preparava a scattare.

“Sono due congegni…

da aprirsi con altrettanti codici composti da tre cifre ciascuno. Il tecnico mi chiese di digitare i codici mentre stavo stupidamente giocherellando con tre dadi d’argento. Ricordo di averli lanciati e di aver scelto la sequenza uscita composta tra tre numeri diversi tra loro. Ho così rilanciato i dadi trovando il secondo codice. Anche in questo caso, tre differenti cifre…” Amintore sudava freddo. Chiese un caffé ed accese una sigaretta.

“Inoltre, rimasi incredulo quando mi accorsi che il secondo codice era esattamente il doppio del primo.”

“Le informazioni che mi dici, già riducono notevolmente il numero di possibili soluzioni…”

“Ora mi ritorna in mente anche che i due codici avevano in comune due cifre…”

“Allora è fatta! Stai tranquillo che con qualche tentativo riusciremo ad aprire questa maledetta cassaforte!” disse convinta Emma.

“C’è però un piccolo problema”. Amintore aveva lo sguardo perso nel vuoto.

“La procedura permette cinque prove prima di bloccare in modo definitivo il marchingegno…ed io stamani ne ho purtroppo già esaurite quattro, maledizione!”.

Emma si appoggiò al bancone ed incrociò le braccia. Sentiva che così formulato, il problema non poteva avere soluzione certa.

“Mi sembra inoltre che le due cifre in comune tra i codici non erano divisibili tra loro…ma certamente ciò non avrà nessuna rilevanza…accidenti! Dovrò smurare la cassaforte e ricomprarne una nuova. Un mucchio di soldi buttati via. Sono proprio un cretino…”

“Non ti abbattere mio caro! Che tu sia parecchio sbadato non c’è ombra di dubbio, ma questa volta puoi stare sereno. La fortuna ti ha baciato!” esclamò Emma mentre su un tovagliolino trascriveva soddisfatta la micidiale sequenza.

Domanda de “Il codice smarrito”

Domanda “Quali sono i due codici”?


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Bell’Italia

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